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Calici con reticello
STORIA
By Silvana Gubetta
Il vetro a reticello è stato inventato a Murano intorno alla metà del XVI secolo; in effetti, nel 1549 “reticello” (redesello o redexello) è menzionato nella Mariegola o Capitolare dell’Arte, assieme ad un altro tipo di decorazione a filigrana denominata a “retortoli”. Già nel 1527 i Serena avevano ottenuto di poter lavorare in esclusiva la filigrana a retortoli di loro invenzione. I due tipi di decorazione sono comunque designati con la denominazione generica di filigrana a partire dal 1687.
Esempi notevoli dell’applicazione della tecnica a reticello databili al XVI e XVII secolo sono parte della collezione del Museo del Vetro di Murano.
Opere in reticello del XVIII secolo sono ben rappresentate dalla collezione di Federico IV di Danimarca e conservate nel Castello di Rosenborg a Copenhagen.
Dopo la crisi politica ed economica della prima metà del XIX secolo, una ripresa dell’attività si deve alla rinnovata attenzione verso le opere antiche muranesi; in particolare Antonio Sanquirico fece riprodurre delle copie di antichi vetri in filigrana soprattutto a retortoli, dal suo nome “Sanquirico” deriva, infatti, il termine “zanfirico”, utilizzato a Murano per indicare il vetro a retortoli.
Nel 1838 Domenico Bussolin ricomincia la produzione di vetro in filigrana, seguito nel 1845 da Pietro Bigaglia e da Lorenzo Graziati. In particolare le opere di Bigaglia, di stile Biedermeier sono caratterizzate da filigrane in reticello policrome, ed alcuni esempi sono esposti al Museo del Vetro di Murano.
In quel periodo la produzione di vetri a reticello risulta essere una tra le più costose sul mercato, come evidenziato dalla tabella prezzi del catalogo pubblicato da Salviati nel 1867.
Nella prima parte del XX secolo la tecnica a reticello, pur essendo utilizzata soprattutto per la produzione di vetri da tavola, viene espressa con risultati interessanti in alcune opere di grandi dimensioni caratterizzate da forme geometriche, come il vaso a reticello rosa del 1928, quasi un marchio di fabbrica della vetreria MVM Cappellin & C.
Negli anni ’50 Archimede Seguso reinterpreta le antiche tecniche vetrarie della filigrana a retortoli e a reticello ottenendo delle varianti incredibilmente d’effetto. Notevoli sono anche i vivaci accostamenti cromatici con inserzioni in reticello di Dino Martens.
Oggigiorno la tecnica a reticello, continua ad essere utilizzata per le magnifiche riproduzioni di antichi esempi di vetri tradizionali o viene riproposta in vetri da tavola caratterizzati da un design contemporaneo, ma è nell’interpretazione di artisti quali Lino Tagliapietra, Richard Marquis, Dante Marioni, solo per citarne alcuni, che possiamo intravedere sia nelle forme che nei colori proposti, uno sviluppo innovativo.
Rinnovato interesse per la tecnica a reticello è emerso anche dal concorso indetto da Glasmuseet Ebeltoft and Rosenborg Castle nel 2002, con l’assegnazione dei premi solo per la categoria “utilizzo della tecnica a reticello in un contesto moderno”, la difficoltà nell’esecuzione della tecnica si denota dal fatto che non è stato assegnato nessun riconoscimento nella categoria “riproduzione del piatto in reticello della collezione Rosenborg”, nessuna replica tra quelle proposte ha raggiunto, infatti, gli standard richiesti.
Numerosi sono gli interpreti di questa tecnica tanto che risulta difficile nominarli tutti.
Il vetro a reticello è stato inventato a Murano intorno alla metà del XVI secolo; in effetti, nel 1549 “reticello” (redesello o redexello) è menzionato nella Mariegola o Capitolare dell’Arte, assieme ad un altro tipo di decorazione a filigrana denominata a “retortoli”. Già nel 1527 i Serena avevano ottenuto di poter lavorare in esclusiva la filigrana a retortoli di loro invenzione. I due tipi di decorazione sono comunque designati con la denominazione generica di filigrana a partire dal 1687.
Esempi notevoli dell’applicazione della tecnica a reticello databili al XVI e XVII secolo sono parte della collezione del Museo del Vetro di Murano.
Opere in reticello del XVIII secolo sono ben rappresentate dalla collezione di Federico IV di Danimarca e conservate nel Castello di Rosenborg a Copenhagen.
Dopo la crisi politica ed economica della prima metà del XIX secolo, una ripresa dell’attività si deve alla rinnovata attenzione verso le opere antiche muranesi; in particolare Antonio Sanquirico fece riprodurre delle copie di antichi vetri in filigrana soprattutto a retortoli, dal suo nome “Sanquirico” deriva, infatti, il termine “zanfirico”, utilizzato a Murano per indicare il vetro a retortoli.
Nel 1838 Domenico Bussolin ricomincia la produzione di vetro in filigrana, seguito nel 1845 da Pietro Bigaglia e da Lorenzo Graziati. In particolare le opere di Bigaglia, di stile Biedermeier sono caratterizzate da filigrane in reticello policrome, ed alcuni esempi sono esposti al Museo del Vetro di Murano.
In quel periodo la produzione di vetri a reticello risulta essere una tra le più costose sul mercato, come evidenziato dalla tabella prezzi del catalogo pubblicato da Salviati nel 1867.
Nella prima parte del XX secolo la tecnica a reticello, pur essendo utilizzata soprattutto per la produzione di vetri da tavola, viene espressa con risultati interessanti in alcune opere di grandi dimensioni caratterizzate da forme geometriche, come il vaso a reticello rosa del 1928, quasi un marchio di fabbrica della vetreria MVM Cappellin & C.
Negli anni ’50 Archimede Seguso reinterpreta le antiche tecniche vetrarie della filigrana a retortoli e a reticello ottenendo delle varianti incredibilmente d’effetto. Notevoli sono anche i vivaci accostamenti cromatici con inserzioni in reticello di Dino Martens.
Oggigiorno la tecnica a reticello, continua ad essere utilizzata per le magnifiche riproduzioni di antichi esempi di vetri tradizionali o viene riproposta in vetri da tavola caratterizzati da un design contemporaneo, ma è nell’interpretazione di artisti quali Lino Tagliapietra, Richard Marquis, Dante Marioni, solo per citarne alcuni, che possiamo intravedere sia nelle forme che nei colori proposti, uno sviluppo innovativo.
Rinnovato interesse per la tecnica a reticello è emerso anche dal concorso indetto da Glasmuseet Ebeltoft and Rosenborg Castle nel 2002, con l’assegnazione dei premi solo per la categoria “utilizzo della tecnica a reticello in un contesto moderno”, la difficoltà nell’esecuzione della tecnica si denota dal fatto che non è stato assegnato nessun riconoscimento nella categoria “riproduzione del piatto in reticello della collezione Rosenborg”, nessuna replica tra quelle proposte ha raggiunto, infatti, gli standard richiesti.
Numerosi sono gli interpreti di questa tecnica tanto che risulta difficile nominarli tutti.